
Hai presente quando digiti una domanda su Google e ti ritrovi davanti una lista infinita di link da aprire, leggere e confrontare?
Ecco: da ottobre 2025, questo scenario è iniziato a cambiare anche in Italia, grazie all’arrivo della nuova Google AI Mode, una modalità sperimentale di ricerca che segna una svolta epocale.
Google non si limita più a mostrare risultati: risponde direttamente alle domande, grazie al suo modello di intelligenza artificiale Gemini 2.5.
Un passo che trasforma il motore di ricerca in un vero assistente personale digitale.
Che cos’è la Google AI Mode
La AI Mode è una nuova interfaccia di ricerca basata sull’intelligenza artificiale generativa.
Invece di elencare link, Google analizza miliardi di dati in tempo reale e genera una risposta sintetica, coerente e immediata alla domanda dell’utente.

Puoi chiedere con testo, voce o immagini e persino combinare questi elementi nella stessa query.
Ad esempio, potresti fotografare un oggetto e chiedere:
“Mostrami alternative più sostenibili per questo prodotto”
Google ti risponderà direttamente, fornendo una spiegazione scritta, immagini pertinenti e link ai siti considerati affidabili.
Puoi poi approfondire con domande di follow-up, proprio come in una conversazione.
In pratica, Google diventa sempre meno “motore di ricerca” e sempre più “assistente personale intelligente”.
Dal motore di ricerca all’assistente personale
Per capire la portata del cambiamento, basta guardare indietro:
- Prima, digitavi una parola chiave e ottenevi una lista di 10 link blu.
- Ora, scrivi (o dici) “Come creare un sito web sostenibile?” e Google ti fornisce una risposta già pronta, scritta dall’AI e accompagnata dai link delle fonti.
Questo significa che l’utente può ottenere ciò che cerca senza necessariamente cliccare su alcun sito. Un’evoluzione comoda per l’utente… ma che cambia profondamente le regole del gioco per chi lavora online.
Che cosa cambia per i siti web e per la SEO
L’arrivo dell’AI Mode segna un nuovo capitolo per la SEO.
Non è (ancora) la fine della visibilità organica, ma un cambiamento radicale nelle modalità con cui i contenuti vengono scoperti e valutati.
Ecco i principali impatti:
- Meno clic diretti ai siti web: Se l’AI risponde già in pagina, l’utente potrebbe non aprire il sito.
- Più valore alla qualità dei contenuti: Google privilegia testi completi, chiari e scritti da fonti considerate autorevoli.
- Nuove opportunità di visibilità: Apparire come “fonte” citata dall’AI può dare grande autorevolezza e traffico qualificato.
- SEO più semantica e conversazionale: Non basta più ottimizzare per keyword: serve rispondere alle domande reali degli utenti in modo naturale e contestuale.
Come adattarsi all’AI Mode
Prima dell’arrivo dell’AI Mode, Google aveva già introdotto le AI Overview, anteprima delle risposte generate dall’intelligenza artificiale direttamente nei risultati di ricerca.
Ne ho parlato nel dettaglio in questo articolo 👉 AI Overview: come Google sta cambiando la SEO, ma con l’AI Mode queste funzionalità si ampliano, diventando parte integrante dell’esperienza di ricerca.

In questa nuova era, la strategia non è “battere” l’AI, ma collaborare con essa.
Ecco come preparare i tuoi contenuti per restare visibile (e competitivo)
- Scrivi contenuti chiari e completi. L’intelligenza artificiale comprende meglio i testi ben strutturati e coerenti.
- Concentrati sulle domande reali. Analizza ciò che gli utenti chiedono su Google e rispondi in modo diretto, con esempi e soluzioni pratiche.
- Rafforza la tua autorevolezza. Mostra competenze, cita fonti, aggiungi biografie degli autori, recensioni e case study.
- Cura l’esperienza utente. Se l’AI porta un visitatore sul tuo sito, assicurati che resti: layout chiaro, navigazione fluida, contenuti aggiornati.
- Monitora l’evoluzione. L’AI Mode è ancora sperimentale, ma i primi siti ottimizzati per questa tecnologia stanno già emergendo.
La sfida della nuova era
Naturalmente, l’introduzione dell’AI Mode non è priva di ombre.
Google sta ancora perfezionando il sistema e alcune criticità sono evidenti:
Bias o errori dell’AI: la sintesi automatica può semplificare troppo o interpretare male i dati.
Trasparenza limitata: non sempre è chiaro quali fonti vengano usate o perché un sito sia stato scelto come riferimento.
Riduzione del traffico diretto: se l’AI soddisfa già la curiosità dell’utente, i clic organici potrebbero diminuire.
Tuttavia, come ogni innovazione, anche questa porta con sé nuove opportunità di posizionamento per chi produce valore.
La soluzione: creare contenuti di valore
L’AI cambia, ma la regola d’oro della SEO resta immutata:
Google (e ora anche la sua AI) premierà sempre i contenuti autentici, chiari e utili.
Chi investe sulla qualità non solo in termini di testi, ma anche di affidabilità e UX potrà continuare a crescere anche in questa nuova era.
La chiave non è farsi spaventare, ma farsi trovare pronti.
L’AI Mode non segna la fine della SEO, ma l’inizio di una SEO più intelligente, umana e consapevole.